martedì 30 novembre 2010

♥ Auguri.



Non posso esimermi da fare gli uguri al mio cucciolo più piccolo, che oggi compie 4 anni (lui dice 5, vabbè, ha voglia di crescere...)
 Caiì (come dice lui) è tosto, ha il caratterino di sua mamma (ma se lo chiedete a lei negherà...), ma è anche capace, quando meno te lo aspetti, di piccoli gesti di dolcezza infinita (e anche qui assomiglia alla mamma!)
 Tanti auguri patatì
 Pappo (come dice lui)

♣ il mago gallese

Potrebbe essere l’inizio di una fiaba. E per certi versi, la storia di Ryan Giggs, lo è. Ryan-Giggs-Manchester-United_2357034

Lo è per l’inizio, quasi scartato dal Manchester City, scovato da uno scout dello United, firmato il contratto e fatto debuttare in prima squadra a 17 anni.
Lo è per il senso dell’onore,  Giggs, nato Wilson, per dissapori con il padre prende il cognome della madre (Giggs) e ne abbraccia la nazionalità (gallese); scelta che ne ha limitato la carriera internazionale ma mai ripudiata.

giggs





Lo è per l’attaccamento alla squadra, 850 partite (più o meno) in vent’anni, tutte con la maglia dei Red Devils.

Lo è per la classe e la correttezza dimostrata in tutti questi anni: mai un atteggiamento sopra le righe, mai una scorrettezza gratuita, mai una protesta, mai uno scandalo, mai una parola di troppo.
Lo è per la classe sopraffina e per i momenti di gran calcio che ci ha regalato come questo:





Per la cronaca era il minuto 109 del replay della semifinale di FA Cup, stagiono 1998/99.
Credo che chiunque ami il calcio inglese, indipendentemente dalla squadra tifata, non può che ammirare il mago gallese.
Ha vinto di tutto: 11 campionati, diverse coppe nazionali, una Coppa delle Coppe,  due Champions League, Coppa Intercontinentale, Mondiale per Club…..
Ha superato il record di presenze di  Bobby Charlton  nel maggio del 2008, nella finale di Champions League, contro il Chelsea, segnando il rigore decisivo.
Ha segnato almeno un gol in ognuna delle venti stagioni di Premier League.
Credo abbia fatto un patto col diavolo (red…) , sembra non invecchiare.. (che stupido! E’ un mago…)
Comunque oggi festeggia 37anni.
 
Auguri Ryan!


lunedì 29 novembre 2010

♥ IL TEMPO STRINGE (E ANCHE IL MIO SPAZIO…)

Ventanni fa vivevo praticamente fuori di casa. I miei confini erano il nord italia, con qualche puntata all’estero.
 
Quindici anni fa ho comprato la mia casa e ci sono andato a vivere da solo: circa  cento metri quadri tutti per me!
 
Dieci anni fa l’ho ristrutturata: i metri sono diventati 120 con il recupero di un meraviglioso sottotetto.
 
Otto anni fa ho cominciato a convivere con la mia compagna. I 120 metri da dividere in due.
 
Sei anni fa è arrivato il mio primo cucciolo Aie;  prepariamo la sua cameretta! (e i “miei” 120 metri li divido per tre…)
 
Quatto anni fa è arrivato il secondo cucciolo Caiì,  e siamo in quattro a dividere lo spazio ove regnavo solo.
 
Due anni fa, per ricavare lo spazio per una stanza per i giochi, il computer viene spostato nel sottotetto,  Oramai i miei fumetti, i dischi e CD, i miei cimeli e il computer sono tutti confinati nel sottotetto,  più che un regno , il mio è una enclave!
 
Oggi:  sempre più spesso i cuccioli salgono di sopra nel sottotetto per giocare al computer o guardare qualche fumetto ( per fortuna non sanno ancora leggere…)
 
Ho una leggera inquietudine per il futuro…..

sabato 27 novembre 2010

♦ OUTSIDE THE WALL

Outside the wall   è l’ultima traccia del mio disco preferito. Ed ha anche ispirato (in parte) il nome di questo blog.
Quando uscì The Wall, nel 1979 mi passò abbastanza inosservato. Passava in radio Another brick in the wall ma non è che mi avesse colpito più di tanto.
L’illuminazione l’ho avuta quando il mio “cattivo maestro”  mi ha convinto ad andare a vedere il  film (regia di Alan Parker e uno sconosciuto Bob Geldof nel ruolo di Pink).
Ero un adolescente inquieto e non riuscivo a mettere a fuoco i miei malesseri, vedere quel film  mi ha aperto gli occhi,  ovviamente non mi ha dato delle risposte ma mi ha messo in condizione di cominciare a farmi le domande giuste… (è già tanto!)
Comprai, in società con il mio cattivo maestro,  il disco, un doppio vinile  e ho sfinito il mio stereo a forza di suonarlo, E’ stata la colonna sonora della mia crescita.
Mi piaceva l’allegoria usata da Waters: tutti i condizionamenti (la madre possessiva, la scuola, gli amori sbagliati)  sono tutti mattoni che costruiscono il muro, un muro che ha più valenze: è il muro che ti impedisce di vedere l’orizzonte, è il muro che ti opprime ma è anche il muro che a volte ti protegge ma che spesso ti imprigiona, è il muro che ti impedisce di comunicare con i tuoi simili…..
In questo crescendo di difficoltà e incomprensioni, cresce l’isolamento di Pink  fino alla violenza e alla ribellione e, nei casi più fortunati, la capacità di rigenerarsi, ripartendo dal capire i propri errori. Questa autoanalisi è compiuta nella penultima traccia  The Trial  dove nella trasfigurazione  del giudice Worm Your Honour  vengono ripresi tutti i propri disagi e questa è la sentenza:
 
…but,  my friend, you have revealed your deepest fear                                                  
I sentence you to be exposed before Your peers                                                             
Tear down the wall!       
                                        
      (…ma, amico mio, tu hai rivelato la tua più profonda paura
            Io sentenzio che tu venga messo di fronte ai tuoi simili
      Abbattete il muro!  )
  
Beh, non male come sentenza!  Senza difese in mezzo agli altri!  E quindi la voglia di comunicare, di fare vedere un pezzetto di sé, senza (troppi) timori,  Alone or in twos,  Bleeding hearts or artist…..
 
Questo è il mio personale tentativo di uscire dal muro, di condividere un emozione con chi mi sta vicino, o con chi ha la bontà di leggermi,  quindi per questo quattro passi fuori dal muro!
 
Nelle scene finali del film, c’è un dettaglio bellissimo, una volta caduto il muro, c’è un gruppo di bambini che rovista tra le macerie, ce n’è uno che trova una bottiglia incendiaria. Toglie la “miccia”,  annusa il contenuto, e schifato, la svuota!  E’ una immagine meravigliosa.
 
And when they’ve given you their all
some stagger and fall after all it’s not easy
banging your heart against some mad bugger’s wall         
(E quando ti hanno dato tutto di   se stessi
qualcuno barcolla e cade, dopo tutto non è facile
sbattere il proprio cuore contro il muro di qualche fottuto.)       
 
 


 
 
  
(parlerò ancora di The Wall , non so se è una promessa o una minaccia.)
 
  

venerdì 26 novembre 2010

♣ simply…. BEST!




Non ho mai visto giocare Geroge Best, purtroppo.  Il suo periodo d’oro coincide con i miei primi vagiti.  Ma l’eco delle sue imprese è arrivato fino ai giorni nostri.
A dire la verità è più noto per l’aforisma che gli è attribuito che per le sue gesta sportive: che di voi non ha sentito almeno una volta la frase:
Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcool e automobili. Il resto l’ho sperperato!
 
Non so se effettivamente sia stata detta da lui, ma indubbiamente lo rappresenta al meglio.
Ma andiamo con ordine, Best, Nordirlandese di Belfast aveva un talento straordinario per giocare a pallone, che lo portò giovanissimo a giocare con la maglia del Manchester United; nel 1968, a 22 anni era all’apice della sua carriera: aveva già vinto 2 campionati e con i suoi gol e i suoi dribbling vinse con lo United la prima Coppa dei Campioni vinta da una squadra inglese.in quello stesso anno vinse anche il pallone d’oro…
Si diceva:  Eusebio good,  Pelè Better, George  Best!
Genio e sregolatezza? Forse.  O forse è stato solo un ragazzo per cui il rettangolo di gioco era troppo piccolo per contenere la sua voglia di vita.
E allora la fama, la gloria, il primo calciatore che divenne “personaggio”  definito il quinto Beatles, le feste,le belle donne (tra cui 2 miss universo…) le belle macchine e…tanto, troppo alcool.
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Questi eccessi l’hanno portato a lasciare il calcio-che-conta a 27 anni, anche complice gli scontri con il nuovo allenatore United , che aveva sostituito Sir Matt Busby, quasi un secondo padre per George.
E poi calcio minore negli States e a Londra, nella seconda divisione inglese. Ma ancora donne, belle macchine e colossali bevute.
Colossali bevute che l’hanno portato a un passo dalla morte nel 2002, dove subì il trapianto di fegato. Uscì dall’ospedale ostentando un brindisi con l’acqua minerale…. Durò poco. Dopo un anno Best riprese a bere come prima. Il 25 novembre di 5 anni fa, George Best  spirava,  in un ospedale Londinese.
 
Io sono sempre dispiaciuto quando vedo una persona che spreca il talento che madre natura gli ha dato, sono portato a pensare come poteva essere la sua carriera se avesse fatto vita (cosiddetta) da atleta. Ma forse non sarebbe stato così geniale, non avrebbe lasciato quest’impronta nell’immaginario dei tifosi
 
Ma a me piace ricordare un aspetto poco conosciuto di Best: poche volte andò a Belfast dalla sua famiglia quando era all’apice della fama. Il carrozzone che lo seguiva era troppo ingombrante e non voleva sottoporre la madre e gli altri famigliari a quella pressione mediatica, ma questo era per lui motivo di sofferenza.
Ebbe anche un figlio e fu un ottimo padre. Sarò un sentimentale ma a me piace ricordarlo così:
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giovedì 25 novembre 2010

♥ ancora una pagina, papà

Ancora una volta sono in ritardo, l’orario flessibile sarà comodo per portare i bimbi a scuola, ma a volte lo odio….
Piove ancora, speriamo non ci siano code per strada… così in 50 minuti sono a casa
 
Pitulice tra poco mi chiamerà, il solito rito serale:
 


  • dove sei?


  • Eh, sono un po’ in ritardo….


  • (sospiro) a che ora pensi di essere a casa ?


  • tra una mezz’oretta… ( pietosa bugia )


  • Ok, vieni con calma, non fare le corse!  ( altra pietosa bugia, se ci fosse il teletrasporto, sarebbe il momento giusto per usarlo!)


 
Un po’ di notizie alla radio per sapere come va il mondo,  tanto il telegiornale a casa è stato soppiantato dai cartoni animati ( e non sono sicuro che a livello di serietà  dell’informazione ci abbia perso… )
Sono stanco.
Sono sempre di corsa, con l’incubo dell’orologio e del ritardo.
( Vabbè, delle volte sono già in ritardo quando mi sveglio )
Vorrei un po di tempo per me
 
Arrivo a casa, almeno non ho il problema del parcheggio.
Non faccio tempo ad aprire la porta che, in apnea,  entro-saluto_Pitulice- i_cuccioli_mi_saltano_al_collo-mi_cambio-lava_le_mani_ai_cuccioli_che_è_pronto-tutti_a_tavola.
 
Finita la cena, i cuccioli mi rapiscono finchè non è ora della nanna.
Il rito della nanna, il bagno, il pigiamotto…
 


  • Papà, mi leggi?


  • Quante pagine?


(le ditine compongono un numero improponibile, inizia la trattativa, di solito ci accordiamo per 3/4pagine)
 
Sono stanco, non ho voglia di leggere  qual è il mammifero più grande o quali animali sono nella foresta pluviale…..  Ho voluto la bicicletta, ora mi tocca pedalare!
Leggo le pagine concordate…
 


  • ancora una pagina, papà


 
avrei decisamente tanti motivi, tutti validi per dire no:
il logico ( è tardi. )
l’educativo ( avevamo concordato 4 pagine e quelle le ho lette )
l’ “egoistico” ( papà è stanco )
il preveggente  ( dovete dormire se no domattina non vi svegliano neanche le cannonate)
……
 
Ma poi penso che questo tempo non ritornerà, che se non voglio essere uno sconosciuto più in la nel tempo, devo costruire “isole di contatto” adesso.
 
Penso anche a quanto avrei voluto che mio papà mi avesse letto non una pagina in più ma almeno una pagina….
 


  • ancora una pagina, papà


  • e va bene, solo una, e poi si dorme!


 
Ci credete se vi dico che quasi mai è solo una pagina?

mercoledì 24 novembre 2010

♠ Graziano e la pena di morte.

In gioventù ho avuto la ventura di lavorare un paio d’anni nella ristrutturazione di un carcere e ho avuti la possibilità di “viverlo” e “respirarlo” con la possibilità di tornarmene a casa la sera, già vedere tramontare il sole dietro le sbarre mi era sufficiente.
Sembra un argomento banale e trascurabile ma se è vero che lo stato delle carceri è lo specchio della civiltà di una nazione, è meglio che ce ne preoccupiamo, anche perché i numeri sono inquietanti : Le nostre carceri potrebbero “ospitare” circa 40 000 detenuti; a oggi invece ne sono costretti circa 69 000….. Di questi, circa il 30% sono in attesa di giudizio. Di questo 30%, il 50% risulterà non colpevole al processo; in altre parole ci sono più di 10 000 persone in carcere ingiustamente!
Graziano no, lui non era innocente, lui, il suo reato lo aveva commesso, e per quello era stato condannato a 30 anni. Li stava scontando alle carceri “due palazzi” di Padova, li stava scontando cercando di rifarsi una vita, collaborava a riviste sulla vita carceraria, ottima condotta,  tra 3 o 4 anni poteva essere libero.
Poco più di un anno fa accusa forti dolori alla schiena. Chiede di essere visitato in ospedale. Niente. Gli viene detto che sono acciacchi dell’età (Graziano ha 48 anni…) oppure che stà simulando.
Passano i mesi, la situazione peggiora, il dolore sempre più forte, fino a che, verso la fine di agosto Graziano è semiparalizzato e non riesce più ad urinare.
Viene (finalmente) portato in ospedale e visitato. La diagnosi è spietata: un tumore gli ha aggredito i polmoni e la spina dorsale e sta devastando anche altri organi…
In settembre viene intervistato, sa che non ha speranze. Sono parole di grande umanità e di grande determinazione e, per certi versi, di grande serenità: Graziano dice che la sua pena è la privazione della libertà e non di farlo morire.
La sera del 15 ottobre Graziano muore.
Se fosse stato visitato prima si sarebbe potuto salvare?  Forse sì o  forse no.  Il dramma è che non è l’unico: nel 2010 oltre 150 detenuti sono morti di malattia.
E non dimentichiamo i 60 suicidi tra i detenuti ed una decina tra gli agenti di custodia.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma sono già abbastanza arrabbiato.
 
Io non ho mai conosciuto Graziano, gli ho voluto dedicare un pensiero perché ha pagato oltre alle sue colpe, per l’ignavia e la sciatteria della burocrazia.
Spero che il suo sacrificio non sia vano.
 
Per chi volesse approfondire puo’ ascoltare questa interessante trasmissione 

buona notte e buona fortuna

martedì 23 novembre 2010

♥ Quando l’apparenza inganna….

Per formazione culturale non sono portato a curarmi dell’apparenza, sono più portato a curare l’essenza delle cose: tra una vecchia osteria dove si mangia bene e un ristorante perfetto all’occhio ma in cui il cibo lascia a desiderare, no ho dubbi nel scegliere la prima.
A volte però mi diverte giocare con l”apparenza” o meglio con l’idea che può trasparire dai propri comportamenti (più o meno voluti…)
In settembre, con tutta la famiglia, ci siamo regalati un week end in Toscana, avendo come base un bel  B&B  sulle colline sopra Pistoia: Io, mia moglie Pitulice e i miei cuccioli di 6 e 4 anni. Sempre per il fatto che non mi curo dell’apparenza,  io dimostro decisamente più anni di quelli che ho. Se si unisce a questo il fatto che invece mia moglie ne dimostra 8-10 in meno di quelli che ha ( per cui la differenza di 4 anni  si dilata fino a sembrare pari ad una quindicina d’anni….) e che è originaria dell’europa dell’Est, il quadro è completo.
La simpaticissima signora del B&B ha subito immaginato che Pitulice fosse la mia seconda moglie, con la quale si è avuto dei bimbi per ritardare più possibile la mia senilità….  
Quando mi sono accorto di questo, non me la sono presa, anzi ci ho giocato un po’ sopra…


Peggio mi era andata qualche anno fa, poche settimane prima di sposarmi, nel paese di Pitulice: lei aveva un abitino corto e i capelli raccolti; mi chiede di accompagnarla in un negozietto, prendiamo le cose che ci servivano, andiamo alla cassa. Lei parla con il padrone del negozio e all’improvviso fa uno strano sorriso e poi usciamo mentre lei ridacchiava: ci avevano scambiato per padre e figlia….

Oggi, invece è andata male anche a lei: mi ha cercato al telefono di casa un funzionario di una banca di cui sono cliente da poco. Io non c’ero, ha risposto lei, con l’accento che tradisce la sua origine non italiana e questo funzionario le ha parlato come le fosse la mia colf……

sabato 20 novembre 2010

♦ La storia del cavallo bianco

In un commento lasciato qua e là nei blog, si faceva riferimento alla storia del cavallo bianco.
Io l’ho sentita tanto tempo fa, una volta sola. Non l’ho più ritrovata, quindi la ripropongo come me la ricordo, probabilmente imperfetta; mi scuso fin d’ora.
E’ una storia a cui sono molto legato, in quanto è stata di aiuto per risalire la china dopo un periodo difficile.
 
Un uomo trova un bellissimo cavallo bianco in un prato.
Lo porta a casa, tra l’invidia dei vicini:  - Che uomo fortunato! Si dicevano.
Effettivamente trovare un così bel cavallo, bisogna essere fortunati….
Il suo unico figlio desidera cavalcarlo, insiste così tanto che il padre glielo concede.
Ma il cavallo non è della stessa idea e lo disarciona; risultato: una gamba rotta.
“Maledetto cavallo, che sfortuna averti trovato!” pensa il padre.
Dopo pochi giorni scoppia una guerra, e tutti i giovani devono rispondere alla chiamata alle armi. Tranne suo figlio,  ancora convalescente dalla caduta da cavallo.
E così si salva da morte certa con la disfatta dell’esercito del Re…..
 
Probabilmente la storia continua, con questi paradossi in cui le fortune/sfortune si intersecano a seconda dei punti di vista.
Con questa storia ho imparato ad essere positivo, Io l’eterno  musone, l’orso, l’insoddisfatto, ho imparato che (quasi) sempre c’è un lato positivo nelle cose, anche se di primo acchito non sembra.
Sto però attento per cogliere la positività nelle cosa che mi succedono.

Con il tempo, prima ho imparato, a vedere una rosa in tutto il suo insieme, poi mi sono concentrato sui petali e le foglie, infine ho imparato che se stai attento eviti anche di forarti con le spine....

giovedì 18 novembre 2010

♥ In un giorno di sole

Tony e Lizzie sono una bella coppia. Lui rampante dirigente in una solida azienda, lei, figlia del sindaco, è insegnate nella locale scuola. Due figli, una bella casetta e un cane.. può esserci qualcosa di meglio? Forse no.
Il futuro è loro, un futuro pieno di belle cose, di progetti, di sogni, di giorni di sole!
Ma in un giorno di sole, un attimo di disattenzione, un auto non vista, un brutto incidente, il rischio del fuoco e i soccorsi che non arrivano….
Tony si salva  ma il prezzo è pesante: non camminerà più.  Seguono mesi duri, di dolore insopportabile, di fisioterapia di paure e ricadute… ma la sua Lizzie è lì con lui, e questo è l’importante!  I bambini aspettano che il loro papà torni da quell’ospedale lontano, sui colli, dove loro non amano andare, troppo dolore per i loro piccoli cuori…
In un giorno di sole, finalmente Tony torna a casa, con la voglia di ricominciare una nuova vita. Ce la mette tutta,  i suoi figli giocano con lui sulla sua sedia a rotelle quasi fosse una astronave interplanetaria.
Sembra che il sole sia ritornato a splendere nella vita di Tony, così giovane ma già così provato dal destino…
 
Titoli di coda.  In un giorno di sole Lizzie che ride al Luna Park, insieme a volti sconosciuti.  Tony invece scruta l’orizzonte in riva al mare. Solo. Si sono lasciati.
 
Potrebbe essere la trama di un film, ma non è così. E’ storia vera.
Non voglio giudicare nessuno, perché per valutare le situazioni bisogna averle vissute, ed io (per mia fortuna) l’ho solo sfiorata.
Ma mi ha lasciato molta tristezza questa storia, mi spiace per loro.
Auguro buona fortuna a Tony, a Lizzie e ai loro figli. 

lunedì 15 novembre 2010

♥ Nonno

Il 15 novembre di qualche anno fa mio nonno ci ha lasciato.
Ci siamo voluti tanto bene; in lui ho avuto l’attenzione di padre che mio padre non ha mai voluto (saputo) darmi; ed io probabilmente sono stato il figlio maschio che non ha mai avuto….
Non era, come tanti uomini della sua generazione, molto espansivo, e gli anni di duro lavoro nei campi per mantenere una famiglia con 4 figlie non aiutano ad essere “leggeri”.
Ma sapeva però, con poche parole misurate, far sentire il suo calore umano.
 
E’ stato, ed è tuttora, un grande maestro di vita, quando mi sento stanco ed ho voglia di gettare la spugna, ripenso a lui, stringo i denti e vado avanti.
Sì, mi ha lasciato un grande insegnamento, dopo una vita spesa a fumare l’impossibile, alla veneranda età di 79 anni, gli hanno amputato una gamba.
Dopo un primo periodo di (comprensibile) smarrimento, ha incominciato a fare la sua fisioterapia e in pochi mesi ha re-imparato a camminare con la protesi….
Che gioia quando mi venne ad aprire la porta lui, che bel Natale…..
Credo che abbia dato una dimostrazione di forza di volontà fuori dal comune.
 
Dopo circa due anni, con molta serenità, incominciò a dire che era stanco “ di stare qua “, che sentiva il suo tempo finito, che non aveva più nulla da dare… (io non ero di questo avviso…..)
Dopo averci stupito per la sua forza d’animo, sembrava essersi arreso.
No, era solo la consapevolezza del giusto.
In poche settimane si è spento. Serenamente. Come una candela….

sabato 13 novembre 2010

♥ Una foglia speciale

Questa mattina, come a volte mi capita, ho accompagnato mi figlio Aie  a scuola.
La scuola è posta in un viale alberato, data la stagione, il marciapiede è un letto di foglie punteggiato da cumuli.
All’improvviso Aie si è fermato, ha guardato un mucchio di foglie, si è chinato, ha frugato un po’ e ha raccolto una foglia. Non una foglia qualsiasi; la sua foglia.
L’abbiamo pulita, asciugata. Me l’ha consegnata con sguardo solenne, me l’affidava durante il giorno per poi riaverla la sera.

Ha preso una foglia tra le migliaia che c’erano in quel viale. Quella foglia è per lui speciale e unica…
Eccolo lì il mio cucciolo, l’animo del poeta, capace di fermarsi a cercare una foglia speciale..
Vorrei che non perdesse mai questa poesia.
Vorrei che questa poesia gli fosse sempre lieve.
Vorrei che da grande continuasse ad emozionarsi (ed emozionare) per una foglia.

Nota 1 Aie e Caiì. Sono, in rigoroso ordine di apparizione, i miei figli, come storpia i nomi il mio piccolo

Nota 2 Ci sono tante piccole emozioni anche nella nostra quotidianità, sta a noi vederle ( anche perché ne abbiamo disperatamente bisogno…)
 

Prologo

Vorrei iniziare un percorso di note emotive.
Vi parlerò delle cose che mi piacciono, cercherò di non farlo in modo didascalico (per quello c’è Wikipedia…), ma di avanzare per le emozioni provate, per condividere oppure incuriosire.
 
… Come Quando Fuori Piove…  come in un ipotetica partita con il destino, sono 4 i semi di emozione:


  • ♥  il Cuore, il muscolo che ci aiuta ad andare avanti, le emozioni quotidiane in cui si inciampa.


  • i Quadri, le immagini, anche sonore che fanno da cornice al (poco) tempo libero


  • i Fiori, i prati, il calcio (soprattutto inglese)


  • e infine il seme più scomodo, le Picche,  uno sguardo sul mondo, per ricordarci che siamo animali sociali.


Che dire? Buon viaggio !